Questo modo di cantare tipico della Sardegna ha avuto soprattutto negli ultimi anni grandi riconoscimenti. Ha raggiunto una popolarità non indifferente nei luoghi della cultura accademica come le università e i conservatori. Anche all’esterno della cultura “ufficiale”, la popolarità è sicuramente cresciuta. I tenores hanno acquisito un ruolo fondamentale nelle sagre paesane di tutta l’isola ma anche nelle metropoli, in Italia e nel mondo. Per questo, si devono ringraziare sicuramente i mezzi di comunicazione di massa, gli studiosi e l’impegno dei gruppi più conosciuti che con grande impegno e passione, diffondono questo tipo di canto nelle più importanti manifestazioni culturali e folkloristiche internazionali. Ovviamente, non va dimenticato, il contributo immenso di tutti coloro che si dedicano a questo canto senza necessariamente far parte di gruppi organizzati. Contributo che non è legato direttamente alle pubbliche esibizioni, ma proprio al fatto stesso di cantare nel proprio paese, di tenere viva una tradizione e con essa un modo di stare insieme e di vivere la società di oggi. Non va poi dimenticato, l’importante riconoscimento che questo tipo di canto ha avuto nel novembre del 2005 da parte del Dipartimento di Cultura dell’UNESCO. L’ente internazionale, dopo una lunga fase di istruttoria dei documenti riguardanti il canto a tenore, ha deciso di annoverare il canto a tenore nella lista dei patrimoni culturali intangibili dell’umanità.
Questa notorietà, fa si che ogni volta che un gruppo di canto a tenore si esibisce in una piazza, in un teatro, nelle università o in qualsiasi luogo pubblico, che può essere anche il bar di un paese, c’è sempre qualcuno che vuole sapere di più sul canto. Anche chi non è totalmente profano viene incuriosito ad ascoltare meglio, a cercare di capire cosa si intende esprimere con questo tipo di musica. Spesso nei bar e nelle bettole sono diverse le persone che cantano. In alcune occasioni succede che qualcuno inizia i canti e in breve tempo, chi sa cantare, anche se non conosce gli altri cantori è attratto dal suono. Si avvicina al gruppo e con molta discrezione chiede di poter cantare. E’ questa un’ occasione che permette di socializzare, anche e soprattutto tra persone di paesi diversi. Alla notorietà del canto come espressione musicale tradizionale, non è corrisposta altrettanta fama dei poeti autori dei testi cantati dai vari tenores e neanche dei testi stessi, ovvero delle poesie. L’esibizione pubblica, infatti, coinvolge gli spettatori a diversi livelli. In alcune occasioni molto emotivamente e in altre in modo assolutamente superficiale, in tutti i casi, l’ascoltatore viene rapito dal suono così insolito del tenore.
Nella maggior parte delle situazioni, l’attenzione dell’ascoltatore si limita al mero piacere estetico della musica. Piace il ritmo del canto nell’esecuzione dei balli, oppure l’armonia arcaica dei suoni, una bella boche, l’accordo che si crea nella fusione delle diverse voci. Solo in poche occasioni gli ascoltatori vengono incuriositi dai testi che vengono cantati. Qualche volta ci si interessa di sapere che cosa si canta, ovvero che argomenti trattano i testi, ma in modo abbastanza generale e superficiale. E’ opinione di tanti che questo disinteresse all’importanza del testo poetico si sia manifestato abbastanza di recente, probabilmente negli ultimi vent’anni. Questo fenomeno, almeno in Sardegna, dal momento che non si può pretendere che ne all’estero ne in Italia gli ascoltatori siano profondi conoscitori della lingua sarda, è ascrivibile a diverse cause[1]:
- Progressiva perdita con i cambi generazionali del livello generale di conoscenza e pratica della lingua sarda in quasi tutta l’isola, anche nelle zone considerate più “tradizionali” e conservative.
- Poca cura da parte degli esecutori dei canti, nel coinvolgimento degli ascoltatori rispetto ai contenuti dei testi poetici. Questo atteggiamento ha inoltre determinato una sempre più scarsa attenzione alla qualità dei testi da parte degli esecutori.
- Limitata vitalità della poesia in lingua sarda che negli ultimi anni è rimasta troppo legata a temi classici, bucolici, tradizionali e poco all’evoluzione e ai cambiamenti sociali ed economici della Sardegna e del mondo. Si sta passando da una poesia che era spesso diffusa tramite il canto, (che tutt’ora in parte avviene grazie ai vari cori e tenores organizzati), a una poesia diffusa tramite raccolte nei premi di poesia o in genere in pubblicazioni di nicchia.[2]
- Scarso interesse da parte della cultura ufficiale, per la produzione poetica contemporanea in lingua sarda che rimane un prodotto di nicchia o più spesso un sottoprodotto legato al folklore e ad ambiti “ tradizionali”.
- Progressiva diminuzione delle gare poetiche e del numero dei poeti improvvisatori. Attualmente, il più giovane e unico che pratica questa forma di comunicazione ha venti anni. Altri, in numero inferiore alla decina, hanno tra i quaranta e i sessanta anni, mentre la maggior parte li supera abbondantemente.
- Eccessiva spettacolarizzazione del canto a tenore e delle altre forme di folklore che spesso, da attività di svago sociale si trasformano in attività funzionali o di contorno al turismo e ai programmi televisivi
- Eccessiva attenzione da parte dei gruppi a confezionare prodotti discografici che entrano nel circuito della musica commerciale seppur di nicchia. La maggior parte di questi prodotti finisce per assumere un ruolo di mero prodotto musicale. Solo in pochi casi, il canto a tenore viene presentato come un prodotto culturale patrimonio di una collettività con una identità specifica.
Da queste considerazioni, si può capire il ruolo importante che rivestiva e dovrebbe rivestire la poesia nel canto a tenore, ma più in generale nella società. Cantare a tenore significa necessariamente diffondere poesia. E’ perciò cura degli esecutori dei canti la ricerca o la produzione dei testi. Generalmente sono privilegiati i cosiddetti classici della poesia in lingua sarda e nei casi specifici i testi di poeti del paese degli esecutori. I gruppi o cantadores più appassionati e attenti provvedono autonomamente a comporre dei testi. In alcuni casi, si possono fare delle traduzioni di poesie da altre lingue, in particolare dall’italiano, dallo spagnolo. Questa prassi dell’autoproduzione di testi è sempre meno frequente e, quando si verifica, è sicuramente da apprezzare e valorizzare.
E’ cura degli esecutori adattare la poesia al tipo di canto. Non si deve dimenticare che il canto a tenore consta di due fasi fondamentali nelle esecuzioni, ben distinte sia per i contenuti sia per il momento dell’esecuzione; su cantu a sa seria e su cantu a boche de ballu.
L’interpretazione nel canto a sa seria deve valere sia che si tratti di poesie riguardanti argomenti tristi, sia che si tratti di questioni meno serie. Una buona interpretazione ed esecuzione rende il testo intelligibile a tutti e gli dona effetto e valore diverso da quello che potrebbe avere se ci si limitasse alla sola lettura. La fase dell’interpretazione è un passaggio fondamentale nel linguaggio poetico poiché rappresenta il momento in cui il cantore fa sua la poesia e questa, grazie a lui, acquista universalità. Con essa si trasmette il significato ma anche l’animo di chi l’ ha composta e di chi la canta.
Il canto a boche de ballu è funzionale a momenti sociali particolari. Nelle feste e in occasione di matrimoni, ma anche durante le esibizioni pubbliche, capita che dei gruppi di persone manifestino il desiderio di ballare. Chi è in grado di cantare, si sente in questi casi invitato o anche pregato a cantare: “ajo, pesae unu ballu”, (dai cantate un ballo). La poesia assume nella boche de ballu, una valenza differente. I testi hanno dei significati meno profondi, si privilegiano i racconti sugli aspetti ludici della vita, si elogia l’amore in modo allegro, ci si burla di qualcuno o della comunità di appartenenza o del paese vicino. In questo momento del canto il testo non è funzionale ad una esigenza di comunicazione ma al ritmo, a facher ballare.
In tutti i casi, sia che si canti a sa seria, sia che si canti a boche de ballu, il tenore diventa un veicolo importante di diffusione della poesia nella società, e con essa tutto il suo bagaglio di concetti, notizie e significati. E’ in questo passaggio che il canto a tenore svolge la sua funzione comunicatrice.
Negli ultimi anni in particolare, si assiste ad un cambiamento sostanziale del ruolo del canto a tenore nella società sarda. Prima della diffusione dei mezzi di comunicazione di massa come radio, tv, internet e diciamo fino agli anni ‘50-‘60, la circolazione delle informazioni nei paesi della Sardegna avveniva in diversi modi. Principalmente tramite i bandi del bandidore, con la gente che viaggiava e commerciava tra i paesi e le città, per mezzo dei giornali e dei libri che i pochi alfabetizzati potevano leggere, tramite le autorità politiche ed ecclesiastiche, per mezzo delle gare poetiche e, dove era diffuso il canto a tenore tramite le poesie. Se ci fermiamo a quest’ultimo aspetto è facile inserire il canto a tenore tra i mezzi “antichi” di comunicazione delle società tradizionali della Sardegna. E’ pur vero che il canto ricopriva un’altra importante funzione: era un formidabile mezzo di aggregazione degli uomini. Questi, spesso, si riunivano in un iscopile (bettola) o in una cantina per rilassarsi dal lavoro e trascorrere un po’ di tempo libero in compagnia. In queste occasioni, il canto rappresentava il sigillo di qualità di una serata passata con allegria e tranquillità. E’ inoltre risaputo che nelle occasioni pubbliche come i matrimoni e le feste paesane, il tenore cantando a boche de ballu creava divertimento per i convenuti. Questa situazione era talmente frequente che antecedentemente all’introduzione in Sardegna dell’organetto diatonico, era quasi un dovere per chi era in grado di cantare, mettersi a disposizione di chi desiderava ballare.
Ma che cosa comunicava un gruppo di cantori in quelle occasioni pubbliche? Semplice armonia musicale, ritmi ballabili, sentimenti?
Tramite i testi cantati a sa seria, si parlava della politica del paese, del parroco o del sindaco, della politica nazionale, della guerra, del lavoro (annata agraria, pastorizia, crisi economica), delle innovazioni tecnologiche, dei paesi geograficamente lontani e di quelli vicini, degli abitanti del paese. Spesso le serenate alle amate venivano fatte a ritmo di tenore. Il canto era anche il mezzo attraverso il quale esprimere una forte critica sociale e morale verso fatti e persone del paese.
Le canzoni a boche de ballu erano spesso testi non-sense, ma qualche volta davano l’occasione per fare della satira su personaggi e fatti particolari del proprio paese o dei paesi vicini o per fare riferimenti velati al sesso, argomento questo, sempre presente sia in modo delicato e metaforico sia trascendendo e trasformandosi in espressioni triviali. Come accennato in precedenza, i mezzi di comunicazione di massa, che hanno avuto una grande espansione dopo gli anni ’50, hanno contribuito in maniera determinante a far perdere al canto a tenore un ruolo che aveva avuto per secoli. Le notizie hanno iniziato a circolare tramite radio e tv, prima negli oratori e poi nelle case.
[1] Si veda in proposito Tenores, di Andrea Deplano, pag. 35-104-105-106-107
[2] In proposito: Gonario Pinna, “Antologia dei poeti dialettali Nuoresi”, ed. Solinas, Introduzione.